Dalle mappe dei catasti storici è possibile ricostruire almeno in parte l’evoluzione architettonica e abitativa di questo complesso, conosciuto come Heinzelmann, Donà delle Rose, dal nome dei proprietari che lo possedettero nell’Ottocento e nel Novecento.
Il nucleo originario è costituito dalla villa dominicale e da un unico annesso, di pianta rettangolare, sorto in posizione distaccata rispetto al nucleo centrale; questa era la situazione prima dei rinnovamenti e
delle aggiunte apportate nel xviii secolo; analizzando la struttura della villa e alcune finiture si è ipotizzato che il complesso sorgesse su un’antica abitazione cinquecentesca (Padoan, 1999).
Analizzando il mappale del catasto napoleonico degli inizi dell’Ottocento si possono notare le aggiunte apportate al complesso, arricchito dal portico che collega, a oriente, la villa alle adiacenze e funge anche da ingresso monumentale. È proprio questo portale che riveste quindi una duplice funzione, da una parte introdurre, già dalla strada sulla quale si affaccia, in una composizione maestosa e scenografica, dall’altro fungere da schermo tra la zona privata e l’esterno della proprietà.
In realtà, a parte una possibile lettura compositiva e volumetrica poco rimane dell’originaria disposizione, a causa delle innumerevoli alterazioni e modifiche apportate alle strutture e ai paramenti dopo il 1850 (Padoan, 1999).
L’edificio padronale si trova all’estremità occidenteale del complesso, posto parallelamente alla strada Miranese. È un corpo di fabbrica realizzato su pianta pressoché quadrata, che si sviluppa in alzato su tre livelli ed è scandito da cinque assi. La facciata mostra semplici forme stilistiche che richiamano gli elementi tipici della tradizione edilizia veneziana; le aperture disposte simmetricamente rispetto a un asse distributivo centrale rispecchiano contemporaneamente la distribuzione interna dei locali, individuando così nelle tre aperture ravvicinate il salone del piano nobile. Semplici cornici in pietra d’Istria cingono le aperture e lo stesso materiale è utilizzato anche per la realizzazione del balconcino sostenuto da mensoloni.
Il contesto architettonicamente più importante è, quindi, il collegamento a sviluppo orizzontale, porticato, con colonne doriche e architrave rettilineo a più fasce che si affacciano a meridione. Questa composizione è riproposta proiettata sulla superficie interna del camminamento dove, al posto delle colonne si sostituiscono delle piatte lesene dal semplice profilo. Il soffitto a botte dell’atrio, da cui si dipartono i due rami del porticato, è decorato con motivi geometrici di cassettoni e rosette (Padoan, 1999).
Il giardino antistante la villa ha da tempo perso il suo originario disegno e il suo fascino mentre, rimangono ancora, a memoria dell’antica disposizione, i tre cancelli che identificavano le tre diverse entrate della proprietà.
Oggi è possibile accedere alla barchessa e al parco su prenotazione.